12 Dic 2021 – COSA POSSO DARE ALL’ASSOCIAZIONE AIOS?

Riflessioni

Ai Soci Volontari ma, più dirette, ai Nuovi Consiglieri!

Carissimi Amici, iniziamo un nuovo percorso associativo, dentro e fuori AIOS PROTEZIONE CIVILE.

Raccontiamoci, e riflettiamo da subito, le esperienze reali vissute in questo primo mandato che possano aiutarci a percorrere strade nuove e sostenere un diverso approccio associativo, al lavoro, alla vita e alla società basato su valori quali condivisione, empatia, crescita, libertà e resilienza!

Questa è la strada che intendo percorrere per i prossimi cinque anni, assieme a voi, tutti uniti nello scovare e proporre idee vincenti, eventi di valore, missioni di prossimità che con il nostro coraggio potremmo cambiare le regole del gioco dentro e fuori.

Ciascuno di noi, deve diventare una bussola per tutti i volontari AIOS PROTEZIONE civile, ma anche per le associazioni in rete e il mondo del volontariato locale (….e nazionale!) che ci osserva!

Proprio per questa ragione, per orientarci meglio in questo complesso momento, nasce un nuovo CONSIGLIO DIRETTIVO con obbiettivi e funzioni ben delineati (o da delineare) da assegnazione di responsabilità e decentramento operativo.

Da sempre l’ASSOCIAZIONE, infatti è orgogliosamente e indissolubilmente legata a quel “sapere, saper fare, saper essere, saper innovare” che nella operatività quotidiana ha reso grande la nostra AIOS PROTEZIONE CIVILE.

Saper scrivere, saper comunicare, saper progettare, saper inventare, sono soltanto alcuni dei talenti che mettiamo a disposizione delle istituzioni scolastiche, aziende e comunità territoriali.

Dicono che nei momenti di crisi si intravvedano anche spiragli di opportunità. AIOS PROTEZIONE CIVILE si offre a tutti i volontari indistintamente al fine di dare loro la possibilità di vedere questo periodo così strano per il nostro Paese e Pianeta come qualcosa di positivo, di visionario e di ripresa. Sentendoci anche orgogliosi di ciò che abbiamo già fatto ma umili fra la gente!

La semplicità è un punto di arrivo, non un punto di partenza.
Noi Consiglieri e Dirigenti investiti di responsabilità statutarie che l’Assemblea ci ha onorato e declinato, dobbiamo programmare, operare e parlare in modo semplice, comprensibile a tutti. Essere efficaci, è una prerogativa di chi ha fatto un percorso serio e approfondito nella propria carriera ed esperienza di vita.

Provo a dettagliare. Partiamo da una frase sentita molto spesso dai Volontari (amici) e tra i VOLONTARI e in ogni ambiente (professionale, sociale, famigliare): “tu non mi capisci” o “la gente non mi capisce”.
Se solo la trasformassimo in ”non sono riuscito a farmi comprendere” nascerebbe il desiderio di riprovare con più impegno a comunicare.

Ogni programma, ogni argomento, anche il più ostico o difficile può essere esposto in modo chiaro e semplice

Se accettiamo questo punto di vista allora possiamo domandarci: “Come posso spiegarmi e programmare meglio? Esiste un metodo o un’indicazione?” “Cosa posso dare all’associazione”.

Consideriamo che esista e definiamolo il metodo “Programma e parla chiaro”, da non confondere con il metodo ambiguo e noioso “parla in codice”.

Dobbiamo però sgombrare la mente da un grande equivoco: ogni argomento, ogni programma, anche il più ostico o difficile può essere esposto in modo chiaro e semplice.

Quindi la chiarezza non è inerente al contenuto del nostro programmare o parlare ma al modo in cui lo stiliamo e lo diciamo (non a cosa diciamo ma a come lo diciamo).

Per arrivare a esprimere un concetto progettuale chiaramente, dobbiamo essere certi di averlo compreso anche perché è vero che viviamo in una società che difende la libertà di espressione, della improvvisazione, ma ciò non significa che mi è sempre consentito di dire e fare tutto ciò che voglio anche quando non sono preparato o non sono competente in materia.

Quindi impariamo a documentarci, ad approfondire e a valutare i vari punti di vista. Impariamo ad accettare le sfide con entusiasmo e consapevolezza del ruolo!

Una volta fatto questo sforzo saremo pronti a organizzare l’operatività, il discorso condiviso associativo.

Sì, confermo che per essere efficaci operativamente necessita un’organizzazione, devo capire come ordinare le fasi, come scegliere i programmi e le parole da dire e scrivere e, soprattutto, quelle da non dire e non fare.

Significa avere un’idea di cosa si desidera sostenere, come, in quanti punti è utile suddividere il programma e, soprattutto, quale percorso si desidera fare con chi ci ascolta e con le nascenti emergenze.

Ovviamente uno pensa: se organizzo troppo i miei pensieri, i miei passi, perdo la spontaneità della programmazione.

Programmare è come vestirsi. Ognuno si veste come vuole, ma quando si fa parte di una organizzazione/di una associazione/di una uniforme, tutti devono consapevolmente organizzarsi e ordinare una serie di attività che ci devono piacere e scegliere quelle più adeguate alla nostra missione e eseguirle in modo spontaneo.

Programmiamo e selezioniamo le nostre idee per il bene di chi ha necessità, ci ascolta e non per nutrire il nostro IO.

Una volta fatto questo passaggio fondamentale, rimane un ultimo prezioso compito da svolgere: saper ascoltare l’interlocutore e i bisogni latenti del prossimo e capire quanto desidera ascoltarci, con quanta attenzione e preparazione.

Se desideriamo divulgare una idea, noi volontari AIOS PROTEZIONE CIVILE lo facciamo per il bene di chi ci ascolta e non per nutrire il nostro IO, quindi dobbiamo prestare molta attenzione e cura ai nostri interlocutori affinché si sentano a proprio agio e si nutrano da ciò che ascoltano e doniamo.

Se ci comporteremo in questo modo, otterremo un grande risultato perché il nostro ascoltatore comprende, ci segue nel ragionamento e, di norma, ci dà fiducia. Migliora il nostro rapporto con lui e aumenta l’empatia e il nostro carisma personale.

Termino queste riflessioni ricordando che a volte c’è chi volontariamente programma e parla senza farsi capire, opera con superficialità e quindi desidera mettere distanza tra sé e chi ascolta perché non vuole assumersi la responsabilità totale di ciò che sta dicendo e facendo. In questo caso non dobbiamo demoralizzarci ma consiglio di smettere di ascoltare questa persona.

Un esempio?

Facciamo caso: molto spesso i politici durante le interviste non dicono “voglio” oppure “desidero”. Spesso ripiegano su “si auspica”, come se non dipendesse da loro, come se non ne avessero la responsabilità.

Ebbene per il prossimo quinquennio cerchiamo di essere tutti consapevoli del ruolo assegnatoci e di operare, in squadra, per il raggiungimento di sempre più importanti e migliori traguardi.

Buon lavoro a tutti!

Bari, 12 dicembre 2021

Il Presidente Volontario

Giacomo Pellegrino

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